INDUSTRIA 4.0
Consulenze gratuite, incontri, seminari. Molti ne hanno parlato e ancora se ne parlerà, nonostante sia trascorso tempo dalla sua presentazione.
PARLIAMONE
È lecito quindi che qualcuno pensi <ancora parlarne?> ma risponderò di si perché finora se ne è parlato quasi sempre da pulpiti di parte, tanto da non permettere di cogliere la vera essenza dei suoi “concetti”.
Si perché Industria 4.0 è un insieme di concetti e come tali astratti, valevole per l’intera Europa, che chiede di trovare applicazione pratica in azioni quantificabili in soldoni. Si tenga presente che analoghe iniziative sono nate in tutti i Paesi industrializzati del mondo.
Il “Piano Nazionale Industria 4.0” dell’ormai noto Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, pensato per stimolare l’applicazione di quei concetti, cita in sintesi che le aziende che acquisteranno beni che possano rientrare in una delle aree funzionali di Industria 4.0, potrà godere di alcune particolari agevolazioni fiscali.
Onde evitare quindi che chi ve ne ha parlato abbia lasciato intendere che Industria 4.0 potesse ridursi ad un software o un sistema robotizzato, unicamente perché è colui che intende vendervi questo o quel bene, insisto con il “parliamone”.
Dopo le rivoluzioni industriali dalla prima alla terza, che sconvolsero il mondo e non soltanto l'industria, vogliamo ora a tutti i costi vederci proiettati nella quarta, forse nel tentativo di esorcizzare una situazione economica che accenna a risolversi soltanto nei proclami dei politici e conseguentemente dei media.
La quarta rivoluzione industriale, che oggi ha come obiettivo la “digitalizzazione” dei processi produttivi, termine che aborro perché significa pressappoco si/no, c’è/non c’è, e preferisco quindi definirla computerizzazione alla maniera anglosassone, è in atto già da molto più di un decennio. Con la computerizzazione (digitalizzazione) si vorrebbe andare oltre il vecchio concetto di automazione, ma l'automazione proattiva gestita da computer, non è futuribile perché già entrata a far parte del nostro passato industriale. Non appena le tecnologie lo consentirono, le grandi aziende dettero ampio spazio alle innovazioni tecnologiche e concepirono processi produttivi automatizzati in modo spinto; in Italia fummo capaci di dimostrare di essere tra i più abili a metterli in atto e ne fummo anche esportatori di livello internazionale. precursori di Industria 4.0?
I processi con i quali oltre un decennio fa in Italia si costruivano automobili, furono esempio al mondo di ciò che si poteva fare e che noi eravamo già in grado di fare. Io ne fui partecipe in prima persona; aimè partecipe e non artefice.
LE MOTIVAZIONI
Quali motivazioni ci inducono a considerare il semplice progredire di una tecnologia una rivoluzione industriale?
Analizzando il contesto socio-economico del nostro continente ci chiediamo come possano l'Italia e l'intera Europa uscire da questa stasi? Non certamente producendo e/o esportando generi di largo consumo, in concorrenza a paesi i cui costi di produzione sono ridicoli rispetto ai nostri; questo aspetto è certamente condiviso da tutti.
Memori del fatto che fummo in grado non soltanto di esportare tecnologia ma di averlo fatto da leader, dobbiamo ritenere che tra le poche vie d'uscita vi è quella di far valere le nostre abilità e la nostra cultura industriale, realizzando prodotti di alta tecnologia, come dimostra il fatto che la nostra bilancia dei pagamenti è in parte sorretta proprio da tali prodotti. Questa tesi è da me non soltanto accettata ma la sostengo da tempo nei miei interventi.
Le leggi con le quali intendiamo supportare il “Piano Nazionale Industria 4.0” parrebbero essere in realtà rivolte principalmente a queste aziende; passare da un super ammortamento a un iper ammortamento richiede comunque un investimento, che soltanto chi non ha mai smesso di produrre può sostenere senza mettersi nelle mani della dea bendata.
Proviamo ora a cambiare punto di vista. In passato definimmo “rivoluzioni industriali” quegli eventi che solo in itinere o a posteriori ci accorgemmo essere stati determinanti per un mutamento epocale del modo di produrre. Con Industria 4.0 vogliamo imporre una nuova rivoluzione che ci auguriamo riporterà l’Europa a livelli più consoni al suo ruolo storico.
La quarta rivoluzione industriale deve essere concepita come un obiettivo il cui raggiungimento sia frutto delle capacità intellettuali delle nostre menti. Le motivazioni sono stimolare noi a dare sfogo alle nostre migliori idee sul come fare a produrre meglio e in modo più efficiente ciò che il mondo richiede. È una sfida.
Quando lessi per la prima volta i punti chiave o fondanti di Industria 4.0 rimasi allibito di fronte ai presupposti che, se rispettati, avrebbero in Italia consentito alle aziende di fruire dei benefici economici riferiti nel nostro “Piano Nazionale Industria 4.0”.
Il mio ruolo professionale di consulente tecnico mi indusse ovviamente a concentrarmi sugli aspetti tecnici ai quali tali presupposti facevano e fanno riferimento, ed eccone alcuni esempi:
- Sensori iper specializzati e analisi dei loro dati
- Simulazioni per il controllo e la previsione dei risultati dei processi
- Interazione uomo macchina con realtà aumentata e sistemi ciber-fisici
- Autogestione dei sistemi di controllo e lavorazione
GLI ATTORI DEL PIANO
Parlare di automazione ai tecnologi delle aziende, attori in questo piano, vuol dire dare suggerimenti concreti per consentire loro di formulare ipotesi che, se pur stravaganti, si possano percorrere. Ma lascia spiazzati trovarsi di fronte a interrogativi quali: dove possiamo reperire i sensori iper specializzati per i nostri prodotti? Oppure: quali aspetti dobbiamo valutare nel corso di una produzione per essere in grado di correggere un processo le cui dispersioni stanno tracciando una gaussiana più larga e bassa?
Le domande che di conseguenza mi posi per cercare risposte da riferire ai miei interlocutori furono:
- Quali software sono capaci di elaborare i giga dati di un intero processo produttivo senza conoscerne la funzione e l’obiettivo?
- Quali parametri devo testare per riconoscere la qualità di un prodotto soltanto abbozzato e in via di produzione?
- Quali sensori iper specializzati possono rilevare i parametri da inviare agli elaboratori per riconoscere la qualità di prodotti ancora in via di produzione?
- Quali macchine o centri di lavoro possono essere gestite in itinere delle loro fasi di lavorazione per fare in modo che auto-correggano le loro stesse imprecisioni?
Riflettendo meglio ritenni di aver compreso quale altro obiettivo si cela dietro alle motivazioni della quarta rivoluzione industriale:
STIMOLARE LA RICERCA E LO SVILUPPO DI CIÒ CHE NON ESISTE ANCORA
Ed ecco che le domande postemi mutarono in altrettanti indirizzi in direzione dei quali procedere.
Industria 4.0 intende innescare un processo virtuoso tra le grandi aziende e le genialità che possono scaturire dalle nostre menti. Le genialità sono frutto del pensiero e si possono sviluppare non solo all’interno di grandi aziende o centri di ricerca, perché anzi è al suo esterno che si è bersaglio di maggiori stimoli e chiunque può esprimere la propria genialità. Gli attori del piano siamo potenzialmente tutti noi.
Ecco che immaginai come un singolo potrebbe alimentare con una propria idea colui che, più grande, gli avrà creduto ed elaborerà in forma producibile una innovazione con la quale stimolerà chi, ancor più grande di lui, vorrà sfruttarla per rendere più efficiente il proprio processo produttivo, a vantaggio di una concorrenzialità internazionale, non soltanto sul piano economico. Utopico? No, soltanto la migliore espressione di un mondo del lavoro che crede nel proprio futuro.
Vorrei quindi rivolgermi a politici e aziende, mettendo l’accento su come il processo virtuoso da me delineato, potrebbe avvalersi di ottimi giovani attori del piano Industria 4.0:
Vorrei che le grandi aziende si aprissero ai giovani e liberi pensatori ancor più di quanto stiano facendo oggi, dando spazio a coloro che con le loro genialità potrebbero innescare quel processo virtuoso. Intendo riferirmi anche alle iniziative scolastiche di “alternanza scuola lavoro” non sufficientemente sfruttate, forse perché la loro regolamentazione non risulta adeguata a dare frutti tangibili, non soltanto in relazione a Industria 4.0.
F.R.